| Un primo tentativo...quello era stato un primo tentativo. Le rivelazioni di Charles le rigiravano nella mente talmente ostinatamente, che dovette fare più attenzione del solito per mettere da parte quell'informazione e concentrarsi sul resto che lui le stava dicendo. Si voltò verso di lui con la fronte corrugata e con l'accenno di un sentimento di rabbia negli occhi. -Come si ferma questo genio bastardo?- domandò, con fervore, anche se immaginava che Charles non avesse una risposta. -Be', la comunità è ben organizzata, in attacco, in difesa, per la ricerca e per l'addestramento. Siamo divisi in gruppi e ognuno ha un compito specifico, poi ovviamente gli addestramenti preparatori sono per tutti- Beth cercò di spiegare brevemente e di essere esaustiva; sorvolò su quale gruppo credeva di aver scelto lei. -Certo, ci sono delle strutture proprio per accogliere Tipi 0 o comunque chiunque abbia avuto un tipo di contagio. Qualcuno è venuto chiedendo aiuto, negli ultimi tempi...- aveva notato quanto le persone con sangue o geni misti avessero problemi ad essere stabili, mentalmente, fisicamente, emotivamente o chissà cosa altro: dipendeva da come ognuno reagisse alle nuove caratteristiche e in parte anche dai geni toccati, sembrava. Quando ascoltò le ultime parole di Charles, lo guardò di nuovo, tra lo shock e la rabbia. -Che bastardi!- non riuscì a rimanere seduta, dovette alzarsi e battere il palmo di una mano sulla pietra fredda e spessa del caminetto acceso. -Evidentemente il siero allora funziona...i Tipi 0 o i contagiati che sono dai noi non hanno mai reazioni troppo imprevedibili- lo disse con rabbia ancora latente, nonostante la conferma positiva della funzionalità della formula. Beth si voltò verso Charles di nuovo, riportando alla memoria le sue parole. -Tra due giorni, hai detto?- lui confermò e a Beth vennero in mente mille cose da fare prima: avrebbe dovuto informare immediatamente Eli e Damien, parlare con Hanna, la responsabile degli Svelatori, perché fossero pronti; c'era da preparare un piano e da ampliare i locali in cui ospitare le persone contagiate, c'erano da organizzare molte cose. Beth guardò di nuovo Charles e capì che lui sapeva esattamente cosa le passasse per la mente in quel momento, capì anche che le stava chiedendo di scordarsi tutto per quel poco tempo che avevano da passare insieme. Anche lei la voleva, dopotutto, un po' di pace. Beth sospirò e si sedette di nuovo, vicino al ragazzo. -Hai già passato le informazioni a Damien?- gli domandò, passandogli le dita tra una tempia, uno zigomo e una guancia.
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